di Mario e Alessandro Ciarimboli (Fisiatri)
Come cambia la riabilitazione durante l’endemia di COVID 19 e come cambierà quando la ricerca farmaceutica con i vaccini e con anticorpi mirati vi porrà fine? Proviamo a dare qualche risposta.
È una domanda che ci poniamo dopo che il Covid ha inizialmente colto di sorpresa tutto il comparto sanitario non pronto a fronteggiare un fenomeno così ampio e con tale rapidità di diffusione.
Soltanto l’impegno, l’abnegazione, la ferrea volontà e le indiscutibili capacità di tutte le componenti professionali del nostro Servizio Sanitario hanno consentito di affrontare al meglio le situazioni.
Oggi conosciamo molto meglio un campo che soltanto alcuni mesi fa era del tutto ignoto e che inizialmente usufruiva di poche pubblicazioni provenienti peraltro dalla Cina, primo epicentro della epidemia, con tutte le difficoltà iniziali di comunicazione scientifica.
Oggi siamo in grado di prevedere e valutare gli effetti del coronavirus nei Pazienti che stanno per guarire o sono guariti dallo stesso. In ambito riabilitativo siamo potenzialmente in grado di intervenire in maniera efficace e risolutiva.
Sommario
La Riabilitazione
Cerchiamo innanzitutto di definire quali sono gli esiti della malattia e quindi quali sono, in riabilitazione, gli ambiti di intervento.
Credo che i settori di intervento siano essenzialmente tre: settore muscoloscheletrico, settore respiratorio e settore neuropsicologico.
Questi ambiti di intervento riabilitativo vanno potenziati e modernizzati, particolarmente in Geriatria in considerazione della forte incidenza di danno nelle persone anziane.
La riabilitazione muscoloscheletrico
Infatti, la prima e più evidente conseguenza è, soprattutto nelle persone anziane, la “sindrome da immobilità” che facilmente si verifica in una situazione di “isolamento” prolungato come si verifica in fase acuta con rischio di diffusione epidemiologica e con impossibilità di qualsiasi contatto umano. Il contatto è impossibile anche con Fisioterapisti che pur potrebbero limitare i danni conseguenti al ridotto movimento.
È ben noto che l’apparato muscolo scheletrico di una persona in condizione di costante allettamento viene compromesso con sarcopenia (perdita di fibre muscolari), perdita di forza muscolare, rigidità articolare, deficit di coordinamento motorio e piaghe da decubito.
Una prima criticità è quindi rappresentata, particolarmente nelle persone anziane dopo un periodo di prolungato allettamento, dalla necessità di recuperare capacità di movimento indispensabile per la propria autonomia.
La Riabilitazione Polmonare
Seconda criticità, di grande impatto clinico, è il funzionamento polmonare che può essere compromesso dalla potenziale fibrosi polmonare possibile conseguenza della polmonite interstiziale, cioè dell’evento più temibile in corso di Covid 19.
La fibrosi polmonare determina naturalmente una riduzione della performance respiratoria con dispnea ed affanno anche per piccoli sforzi (insufficienza respiratoria).
È conseguenziale la necessità di praticare fisiochinesiterapia respiratoria con obiettivi di incremento di capacità respiratoria e funzionalità degli alveoli polmonari.
Aspetti neurologici e psicologici
Una terza (ma non ultima) criticità, ancora poco conosciuta ma su cui si stanno svolgendo numerosi studi, è presente in ambito neurologico e psicologico ove sembra che il Covid determini danni a carico del sistema nervoso centrale.
La malattia, con l’aggiunta di un lungo periodo di isolamento e di allontanamento dai propri affetti e dal proprio ambiente di vita, determina un peggioramento delle abilità cognitive, sociali e comportamentali.
Questo aspetto è di grave impatto particolarmente negli anziani in cui causa stato confusionale e disorientamento temporo spaziale.
Si rende pertanto indispensabile, dopo un periodo di isolamento causato dal Covid, una corretta valutazione neuro psicologica per identificare la eventuale necessità di intervento specifico volto a ridurre il deficit cognitivo.
Pertanto la medicina riabilitativa in tempo di Covid deve essere orientata a favorire il recupero delle abilità motorie (muscoloscheletriche), a curare l’insufficienza respiratoria e migliorare le abilità cognitive e comportamentali delle persone che abbiano contratto il Covid con conseguente isolamento, a maggior ragione se si tratta di anziani.
Purtroppo, queste necessità cozzano con la riduzione di prestazioni riabilitative ambulatoriali che si è verificata proprio a causa del Covid. Gli ambulatori di Riabilitazione sono nella necessità di limitare e contingentare gli accessi per evitare ai Pazienti di frequentare luoghi eccessivamente affollati.
La Teleriabilitazione
Una soluzione utile è, a mio parere, la Teleriabilitazione che consente di erogare prestazioni senza costringere il Paziente ad esporsi a possibili infezioni. Con adeguata attrezzatura (tablet, computer, software ecc.) il Paziente può effettuare sedute di esercizio nel suo domicilio sotto la guida di un fisioterapista raggiungibile in ogni momento con un tablet o uno smartphone.
Ma le nostre Strutture riabilitative, pubbliche o private che siano, sono pronte ad affrontare queste nuove frontiere?
Penso che dobbiamo cogliere questa occasione per cambiare le nostre modalità di intervento.
È necessario utilizzare maggiormente attività ambulatoriali e domiciliari con nuove tecniche.
Questo è il momento di adeguare e modernizzare tutto il comparto di riabilitazione con il potenziamento delle attività ambulatoriali, con l’aggiornamento delle tecniche di intervento riabilitativo e, soprattutto, con la semplificazione burocratica dell’ accesso alle cure (come diceva il mio prof. di Latino e Greco ”intelligenti pauca”!
Per chi comprende bastano poche parole!). Credo che mai come in questo momento vadano sfruttati i grandi e continui progressi che da alcuni anni sono realizzati in ambito informatico ed arricchiscono fortemente la ricerca medico scientifica.
La riabilitazione non può sottrarsi a questa esigenza di “modernità”!