Quando al dolore si associa intensa rigidità articolare che limita i movimenti potresti soffrire di capsulite adesiva della spalla detta “spalla congelata”.
di Mario ed Alessandro Ciarimboli – Fisiatri
La “spalla congelata” è una delle tante patologie che causano dolore alla spalla ma è anche una delle più frequenti soprattutto in età pregeriatrica e geriatrica.
Al dolore, nel caso della “spalla congelata”, si associa intensa rigidità articolare che limita fortemente i movimenti della spalla stessa.
Sommario
La capsulite adesiva della spalla
Più corretto sarebbe definirla “capsulite adesiva della spalla” perché colpisce la capsula che circonda l’omonima articolazione cicatrizzando ed ispessendo i tessuti che compongono la capsula articolare cioè il manicotto di tessuti (tendini, fasce, ecc.) che circonda l’articolazione sostenendo i capi ossei (omero e scapola) che la formano.
Normalmente la spalla è in grado di fare molti movimenti (flessione, estensione, rotazione, abduzione) che consentono di portare la mano dietro la nuca o dietro la schiena e di svolgere con agilità tutte le attività di vita quotidiana proprie del braccio e della mano.
Se si verifica la capsulite adesiva della spalla o “spalla congelata”, la capsula diventa rigida e forma delle aderenze tra i vari tessuti con dolore e limitazione dei movimenti sia quando si muove attivamente il braccio, sia quando questo viene mosso dal medico o dal fisioterapista. In altre malattie della spalla è presente un dolore analogo ma il movimento, pur doloroso, è possibile.
La spalla congelata
La “spalla congelata” in sorge spesso senza una causa apparente o, più raramente, a seguito di un evento di natura traumatica.
Vi sono numerose condizioni predisponenti che sono rappresentate dal sesso (molto più frequente nella donna), dall’età (fascia tra 40 e 65 anni), da malattie sistemiche (M. di Parkinson, malattie dismetaboliche come diabete ed ipercolesterolemia), da un trauma pregresso con prolungato periodo di immobilità della spalla stessa, uso prolungato di alcuni farmaci (ad esempio chemioterapici).
Come già detto il sintomo più significativo di capsulite adesiva è la rigidità o mancanza di movimento anche passivo della spalla.
A questo si associa il dolore che però non è caratteristica esclusiva di questa patologia ma può essere presente anche in altre situazioni come le tendiniti dei rotatori o la borsite sottoacromiale o la lesione della cuffia dei rotatori ecc.
La limitazione del movimento è quindi l’elemento caratteristico della spalla congelata: il movimento è impossibile sia quando vuole effettuarlo la Persona che ne è affetta sia quando il Medico o il Fisioterapista cercano di provocarlo. La rigidità colpisce (…stranamente!) prevalente mente la spalla dell’arto non dominante, talora entrambe le spalle contemporanea mente. Il Paziente non riesce a radersi o pettinarsi o ad allacciare il reggiseno.
E’ presente inoltre un dolore intenso, acuto, qualche volta con gonfiore della parte superiore ed esterna della spalla. Il dolore aumenta di notte soprattutto se si giace sul lato dolente.
Evoluzione della malattia
La malattia evolve in tre momenti:
- Fase di raffreddamento, iniziale, molto dolorosa, con progressivo aumento del dolore e limitazione sempre più accentuata del movimento sino a perderlo nel giro di 10 – 12 settimane;
- Fase di congelamento: dura circa 6 mesi, il dolore è ridotto ma la spalla non ha movimenti, è, appunto, congelata;
- Fase di scongelamento: miglioramento graduale della durata di 12 mesi circa La diagnosi è clinica, cioè la fa il Medico con un esame dei movimenti della spalla e con manovre specifiche.
Altre indagini come la radiografia, la ecografia o la RMN sono utili per escludere altre patologie.
Naturalmente vanno ricercate altre alterazioni che potrebbero essere state, come detto, predisponenti come le malattie dismetaboliche (diabete, ipercolesterolemia, disfunzioni tiroidee ecc.).
La cura della “spalla congelata”
Nella prima fase è indispensabile un trattamento medico con farmaci antiflogistici anche per via intraarticolare (infiltrazioni con cortisone ritardo).
L’in filtrazione deve essere fatta all’interno della articolazione mentre non particolarmente utile è la somministrazione di cortisone in sede periarticolare con aghi da insulina, spesso abusata e impropriamente definita mesoterapia.
Può essere di grande aiuto la somministrazione di onde d’urto (sia focali che radiali).
Utili sono le applicazioni precoci di calore con termoterapia endogena, in particolare TECARTERAPIA ed IPERTERMIA. Il calore riduce il blocco articolare mediante una vasodilatazione locale cui può far seguito la mobilizzazione. Infatti, ottenuto un parziale controllo del dolore va fatto un trattamento di mobilizzazione con tecniche e metodiche specifiche (Codman) e di allungamento (“stretching”) dei muscoli rotatori cui vanno associati movimenti volontari per migliorare il trofismo muscolare.
Anche nella fase di congelamento e quando il dolore è più intenso sono sempre utili occasionali infiltrazioni di cortisone (forme ritardo) e assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (aspirina, indometacina, chetoprofene, ibuprofene cc,).
Indicata è la infiltrazione di acido ialuronico che riduce i fenomeni di adesione tra gli elementi capsulari della spalla. Il riposo assoluto non è indicato, tuttavia vanno evitati movimenti bruschi o con carichi eccessivi come con il sollevamento di pesi. In conclusione, la cura della “spalla congelata” è di pertinenza squisitamente fisiatrica e richiede tempi piuttosto lunghi di trattamento ma con risultati generalmente molto positivi.