Le fratture dello scafoide carpale

La diagnosi non è facile ma tuttavia è importante riconoscere e trattare una frattura dello scafoide quanto prima.

di Mario e Alessandro Ciarimboli, Fisiatri.

Cos’è lo scafoide

Lo scafoide è un osso della mano che fa parte di una delle due fila di ossa del carpo, una più vicina al braccio con quattro ossa (scafoide, appunto, semilunare, piramidale e pisiforme), l’altra più vicina al metacarpo e alle dita (trapezio, trapezoide, capitato, uncinato). Lo scafoide quindi appartiene alla parte della mano confinante con le ossa dell’avambraccio (radio e ulna) ed è il primo della fila dalla parte del pollice. Insieme al semilunare si articola con il radio.

E’ una delle ossa carpali più grande, ha conformazione irregolare ed è ripiegato a mo’ di una S. Somiglia ad una barca (dal greco skaphos, appunto barca). Lo scafoide può facilmente fratturarsi per una caduta a terra con la mano aperta e tesa con il polso piegato sul dorso. È questo l’atteggiamento di difesa che istintivamente usiamo per proteggerci in occasione di una caduta.

La frattura dello scafoide

Ciò rende ragione della frequenza di questa frattura che è la più frequente tra le fratture del carpo.

Può anche verificarsi una frattura da “stress” cioè conseguenza di continui microtraumi sull’osso stesso, come avviene in alcune attività sportive (nei ginnasti e negli scalatori). Come tutte le fratture la lesione dello scafoide può essere composta (senza spostamento dei frammenti) o scomposta (con spostamento dei frammenti). I sintomi della frattura sono dati dal dolore al polso e talora gonfiore e lividi al polso, nella zona vicina al pollice.

In alcuni i sintomi sono molto sfumati sicché il problema viene inizialmente trascurato dal paziente stesso ed etichettato come una semplice “slogatura” del polso. In questi casi ci si rivolge al medico in cospicuo ritardo per l’incremento ed il perdurare del dolore e per le difficoltà ad utilizzare la mano.

La diagnosi

La diagnosi viene fatta dal Medico, dopo il racconto da parte del Paziente di un trauma. Il medico individua un punto specifico in cui la pressione causa forte dolore se vi è la frattura dello scafoide.

Questa area è la cosiddetta “tabacchiera anatomica”, cioè quella porzione incavata (posta tra due tendini) tra metacarpo e radio, dove un tempo i tabagisti sistemavano il tabacco da annusare.

La diagnosi non è facile ma tuttavia è importante riconoscere e trattare una frattura dello scafoide quanto prima possibile per evitare le frequenti complicazioni come la pseudoartrosi (frattura non saldata e insaldabile).

Anche la radiografia può essere fallace giacché nella lastra standard del polso lo scafoide può essere nascosto dalle altre ossa del carpo. In caso di sospetto di frattura dello scafoide occorre fare una Rx su mano e polso in una posizione che può aiutare a mostrare la frattura dello scafoide.

Questa posizione è di “stress” ulnare cioè con il pollice nella posizione dell’autostoppista. Tuttavia, anche in questo caso, non sempre la frattura è diagnostica prima di due settimane dal trauma. Se la frattura dello scafoide, sospettata ma non confermata, in passato veniva avviato il trattamento di immobilizzazione, e si ripeteva la lastra dopo 10- 14 giorni.

Oggi il dubbio iniziale può essere sciolto con TAC o RMN o scintigrafia ossea.

In tempi di risparmio di spesa sanitaria si è portati purtroppo a ridurre il numero di queste indagini ma noi riteniamo sempre consigliabili esami approfonditi in quanto fratture misconosciute e non trattate causano dolori persistenti e cronici che difficilmente possono essere curati.

A diagnosi certa può scegliersi tra terapia conservativa (gesso da polso a gomito per 30 giorni circa) e intervento chirurgico di stabilizzazione dell’osso particolarmente (come da linee guida) in caso di frattura scomposta. La chirurgia naturalmente può essere un’opzione anche se non vi è scomposizione della frattura considerando che la chirurgia accelera notevolmente il recupero, che con il gesso può essere molto lungo (anche 3 mesi).

Se la diagnosi e il trattamento avvengono in tempi rapidi, la frattura dello scafoide guarisce bene.

Di tanto in tanto, possono tuttavia verificarsi delle complicanze:

  • a) Ritardo di consolidazione: non guarisce completamente dopo quattro mesi di trattamento conservativo (gesso o tutore). In questo caso si hanno risultati sorprendenti con sedute di ONDE d’URTO come confortato da numerosi reports internazionali
  • b) Necrosi vascolare dello scafoide: nella parte più stretta dello scafoide o cintura dove passa l’unica arteria che nutre l’osso può verificarsi per la frattura una lesione dell’arteria stessa. L’osso non irrorato dal sangue non si salda, e a distanza di mesi va in necrosi cioè muore e si sfalda. Tale evenienza si può diagnosticare solo dopo alcuni mesi, e non puoi essere vista in fase acuta. La terapia, non semplice, è chirurgica
  • c) Malconsolidamento: riguarda fratture scomposte non trattate chirurgicamente. La conseguenza è il dolore e la limitazione del movimento del polso e della mano, Anche in questo caso terapia chirurgica con nuova scomposizione e riposizionamento dell’osso.

Il malconsolidamento non trattato porta generalmente in tempi brevi ad artrosi.

Quale è il ruolo della fisioterapia in caso di frattura dello scafoide?

In fase acuta può aiutare la consolidazione la Magnetoterapia, Subito dopo la rimozione di gesso o tutore va fatta una cauta chinesiterapia (attiva assistita) per il recupero del movimento del polso.

Se è presente flogosi o gonfiore del polso possono associarsi alla chinesiterapia la Tecarterapia, il laser, e l’ipertermia. Nei ritardi di consolidazione si sollecita l’osso al consolidamento con le onde d’urto e gli ultrasuoni.

Regrediti edema e dolore può incrementarsi la chinesiterapia con mobilizzazione passiva ed attiva (classico è l’uso della pallina da golf). In definitiva la chinesiterapia e la terapia fisica di accompagnamento vanno attuati precocemente, immediatamente dopo la rimozione dei mezzi di immobilizzazione.

Non vi sono particolari effetti spiacevoli dovuti alla terapia se non un fastidioso ma lieve e sopportabile dolore nel momento in cui si procede all’ampliamento del range motorio del polso per favorire il pieno recupero dei movimenti perduti.