ernia del disco

La gestione clinica dell’ernia del disco

Le terapie: Dai farmaci antiinfiammatori all’alternanza di movimento e riposo

di Mario ed Alessandro Ciarimboli – Fisiatri

In medicina, per ernia si intende la fuoriuscita della parte di un organo dai propri limiti cioè il passaggio al di fuori del proprio contenitore.

Nel caso dell’ernia del disco ci si riferisce ad una struttura anatomica compresa tra due vertebre rispetto alle quali ha la funzione di “ammortiz – zatore”.

Questo disco si interpone tra un corpo vertebrale e l’altro.

Esso è costituito da una parte interna, soffice e gelatinosa (nucleo), che ha la funzione di ammortizzare i carichi che gravano sulla colonna vertebrale, e da una parte esterna che circonda il nucleo e lo contiene ( anello fibroso o anulus).

In caso di rottura dell’anulus il nucleo fuoriesce e diventa “ernia del disco”.

Quali sono le cause della rottura dell’anulus?

Possono essere molteplici e generalmente di origine meccanica come piccoli traumi ripetuti e ricorrenti (ad esempio da lavoro usurante) o posture costantemente scorrette o un trauma unico, importante (ad esempio un incidente stradale come un tamponamento).

In questa lesione dell’anulus si infila il nucleo, generalmente, almeno per il rachide lombare, dopo un brusco movimento di flesso estensione della colonna (movimento che si effettua quando si solleva un oggetto come il classico vaso da fiori). Le ernie clinicamente più significative si verificano a livello lombare (lombalgia) e a livello cervicale (cervicalgia).

Se l’ernia va a comprimere una radice nervosa provoca una sintomatologia decisamente più complessa.

In questi casi parliamo di cervicobrachialgia (ernia cervicale con interessamento delle radici nervose del braccio), lombosciatalgia (con coinvolgimento delle radici del nervo sciatico) o lombocruralgia (con coinvolgimento delle radici del nervo femorale o crurale).

Descritta così, l’ernia sembra un mero fenomeno meccanico che, nei casi più gravi, determina compressione delle radici nervose e come tale può essere risolta solo chirurgicamente.

In realtà non è proprio così, infatti alla lesione compressiva (meccanica e quindi chirurgica) si associa la fuoriuscita dal disco erniato di sostanze chimiche che sono lesive per il nervo.

Sono sostanze che innescano fenomeni infiammatori che danneggiano la radice nervosa provocando i classici sintomi della “sciatica” (dolore della parte posteriore di gamba e coscia), della “cruralgia”(dolore nella parte anteriore della coscia) e della “brachialgia” (dolore del braccio).

Questa tipologia di dolore si abbina spesso a turbe del movimento come la difficoltà a sollevarsi sulla punta del piede o a flettere dorsalmente (piegare in su) la punta del piede o ad effettuare movimenti di prensione con la mano.

La spiegazione del dolore come effetto di un fenomeno chimico non è per nulla secondaria giacché, se la lesione fosse solo di origine compressiva unica soluzione sarebbe chirurgica.

Ma se la lesione è di origine chimica è evidente che un trattamento non chirurgico ma farmacologico o meccanico non cruento può fornire eccellenti prospettive di cura.

La Diagnosi di Ernia del Disco.

La diagnosi di ernia del disco è soprattutto clinica. Infatti, gli esami strumentali (TAC, RMN) non danno garanzia di corretta valutazione. E’ vero che identificano con certezza l’ernia ma è pur vero che il 30% delle persone ha un’ernia del disco senza mai aver avuto la benché minima sintomatologia.

Ne consegue che va fatta diagnosi di ernia del disco “significativa” soltanto se clinicamente si evidenziano deficit algofunzionali (dolore e difficoltà al movimento) e sofferenza neurologica periferica. TAC e RMN possono solo confermare quello che il buon Medico identifica con una attenta visita.

Prima di prescrivere esami il Medico deve identificare e quantificare i segni clinici:

  • Alterazioni della sensibilità
  • Perdita di riflessi
  • Perdita di forza muscolare

Per far questo si utilizzano test clinici (manovre di Wassermann, di Lasegue, valutazione dei riflessi profondi, valutazione della sensibilità epicritica e protopatica ecc.).

Se queste valutazioni non risultano alterate non si può affermare in maniera certa ed assoluta che l’ernia è significativa.

Quanto sopra detto è naturalmente importantissimo per la impostazione di un programma terapeutico.

Quando si manifesta una sintomatologia da ernia del disco “significativa” occorre agire nella maniera seguente:

  • Somministrazione di farmaci antiinfiammatori (Cortisone o FANS)
  • Evitare il completo riposo a letto, pur evitando sforzi e posizioni che provocano dolore

c) Uso di tecniche di terapia manuale con mobilizzazione della colonna vertebrale che favoriscono la riduzione della compressione della radice nervosa e allo stesso tempo favoriscono un miglior posizionamento del disco riducendo la fuoriuscita di fattori chimici flogogeni.

Naturalmente la mobilizzazione deve essere ben regolata seguendo l’andamento del dolore ed evitando movimenti che lo determinano. In queste tecniche includiamo tutte le manualità che determinano “allungamento” delle catene cinetiche muscolari che servono la colonna vertebrale.

L’effetto del trattamento va valutato nell’arco di un mese.

Se il dolore e la sintomatologia neurologica eventualmente associata non passa, la risoluzione (a diagnosi certa, cioè confermata con RMN o TAC) è chirurgica e, quindi, il Paziente va affidato allo specialista neurochirurgo.

Un corretto programma di terapia (medica e fisica) generalmente risolve il problema nell’arco di quattro – sei settimane.

Per persistenza di gravi sintomi (dolore intenso e deficit neurologico accertato) si opta per il trattamento chirurgico.

In conclusione, il comportamento corretto nei confronti di una sintomatologia da ernia del disco è il seguente:

  1. Visita medica attenta e scrupolosa con Diagnosi di ernia del disco significativa
  2. Evitare il riposo assoluto con alternanza di movimenti (non stressanti e faticosi) e riposo
  3. Cura con farmaci antiinfiammatori e terapie di mobilizzazione del rachide